La pupa e il secchione

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Pupo Siciliano Offerta (Duncan Hull)

Michele Serra qualche giorno fa, nel suo appuntamento quotidiano su Repubblica, si lanciava – pure lui – nella profezia sul futuro dell’informazione online (qui). Non è questione di supporto, sostiene Serra: nell’avvenire digitale l’utenza è destinata sempre più a dividersi fra un livello “alto”, potremmo dire i letterati, che potranno pagare gli abbonamenti, e un livello “basso”, di illetterati illusi dal falso mito delle news gratuite e per questo destinati al trash, che in effetti abbonda nel mondo dei pixel (a dire il vero anche dove c’è un paywall).

Che in Italia sia diffuso un basso livello culturale non è una novità. E a ben vedere cause ed effetti si sono palesati molto prima dell’avvento del web, dei social media e degli smartphone. L’analfabetismo di ritorno – di cui il nostro paese detiene un penoso record (sul tema da leggere La cultura degli italiani di Tullio De Mauro) – è apparso con netto anticipo sulla diffusione di massa degli strumenti tecnologici. Sono stati gli anni ’80 quelli durante i quali la valorizzazione del sapere – inteso come comprensione del mondo articolata e non semplificata – ha iniziato a incepparsi. Le cause sono tante, troppe per essere analizzate qui. Sicuramente un bell’aiuto lo ha dato lo strisciante e progressivo smantellamento dell’istruzione pubblica.

Un’informazione differenziata per l’élite e per la massa c’è sempre stata. E pure l’illusione del tutto gratis. Facile ricordare gli albori dei programmi delle varie televisioni private – telegiornali compresi – con gli spot incorporati e l’effetto che ci faceva (e che ora non ci fa più). No, non credo che il mondo digitale accentuerà la distanza tra chi sa e chi non è capace di comprendere. Anzi, potenzialmente – a differenza della televisione e della carta stampata – possiede le capacità per operare in senso decisamente contrario e non necessariamente sotto l’egida di un paywall.

Chi dice che le campagne pubblicitarie a colpi di banner associate alla cronaca nera, agli scandali sessuali e al gossip siano poi così efficaci? Qua e là ci sono ripensamenti e si stanno formulando nuove strategie che forse non porteranno verso un’età dell’oro dell’informazione, ma contengono il seme di un nuovo modo di produrre notizie per un pubblico più maturo, più attento e consapevole, che resti sulla pagina, legga l’articolo e magari dia anche un’occhiata alle pubblicità. Questa informazione continuerà sempre a fare i conti con gli aspetti commerciali, sia chiaro, ma non troppo diversamente da come accade ora per i giornali.

Questa non è istruzione, non è neppure cultura, ma è pur sempre qualcosa di diverso rispetto alla visione dicotomica di Serra. Meno timorosa verso l’ecosistema digitale.

Fabio Cavallotti @maggiorano

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