Punteggiatura, una biodiversità a rischio

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La chiamano la Cenerentola della lingua ma le accade sempre più spesso di essere invitata al ballo di corte. O forse questa recente e crescente attenzione alla punteggiatura assomiglia di più alle mobilitazioni delle avanguardie ambientaliste per salvare le specie a rischio di estinzione, sconosciute ai più come il rinoceronte di Sumatra o l’ibis eremita. Comunque sia, il recente Festival della punteggiatura, tenutosi a Santa Margherita Ligure il 25 e 26 settembre scorsi (dopo il National Ponctuation Day negli Stati Uniti e la Giornata della punteggiatura in Svizzera), mi stimola una piccola riflessione sull’uso, l’abuso e il disuso dell’universo dei segni di interpunzione.

Sarà anche una coincidenza, ma ho appena finito di leggere un dattiloscritto che ci è stato mandato per una possibile pubblicazione. Pubblicazione impossibile, in verità, per la storia debole e i personaggi un po’ scontati. Ma, contenuto a parte, il testo colpiva fin dalla prima pagina per la scrittura: nessun punto, pochissime virgole e una quantità sterminata di puntini di sospensione. Ogni periodo, ogni frase e addirittura le diverse parti della proposizione erano divise dai famigerati tre punti (quando non due, quattro o più).

I puntini di sospensione, una specie pericolosa

Nelle intenzioni dell’autore – suppongo – questa scelta stilistica avrebbe dovuto riprodurre efficacemente un “parlato” (o meglio un “pensato”, dal momento che tutta la narrazione era in realtà un libero flusso di coscienza del protagonista). Per un attimo – circa due pagine – l’ho sperato anch’io, illudendomi di trovarmi davanti a un nuovo Saramago. Ma non ci ho messo molto a rendermi conto che l’unico risultato era una lingua balbuziente, monoritmica, niente affatto naturale, solo slegata e frammentata come un messaggio di whatsapp suddiviso in più invii. Ecco: i puntini di sospensione mimavano probabilmente la più corrente, familiare e “parlata” delle comunicazioni scritte, l’instant messaging. Ogni tripletta di punti evocava, anche visivamente, il fumetto di testo dell’applicazione.

Forse è proprio per questa loro forza grafica elementare che i puntini di sospensione, al di là del nostro aspirante scrittore, stanno vivendo una stagione fortunata. Si può dire che impazzano ovunque, dagli schermi degli smartphone alle pagine di carta (che forse è peggio), nell’illusione, di chi li usa, di trasferire nello scritto una lingua naturale. E più loro proliferano, più scompaiono le altre forme viventi di punteggiatura. Come una pericolosa specie invasiva, si mangiano virgole, punti, due punti e punti e virgola (vi capita ancora di imbattervi in un punto e virgola?). Sopravvivono solo i punti interrogativi ed esclamativi ma quasi esclusivamente in colonie (ad esempio: ????, !!!!!!! o anche ??!!?), difficilmente se ne avvistano ancora esemplari isolati.

A questo punto la domanda esplode come un dilemma etico: in qualità di attivisti della lingua, dobbiamo avviare campagne a difesa delle biodiversità ortografiche?

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Un post scriptum curioso

Per la verità, anche nella lingua “ufficiale” l’uso della punteggiatura “classica” a volte è discutibile. Nel caso di un testo di legge, poi, una virgola può rovinare una carriera. Mi sono imbattuto di recente in un articolo del Codice civile, il 2634. Recita testualmente:

“Gli amministratori, i direttori generali e i liquidatori, che, avendo un interesse in conflitto con quello della società, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o altro vantaggio, compiono o concorrono a deliberare atti di disposizione dei beni sociali, […] sono puniti con la reclusione da sei mesi a tre anni”.

Attenendosi rigorosamente alla punteggiatura – in questo caso la virgola dopo “liquidatori” – bisogna pensare che il legislatore ritenga che tutti gli amministratori, i direttori generali e i liquidatori di società procurino “a sé o ad altri un ingiusto profitto ecc.”. Semplificando: una cosa è dire “gli amministratori che sono delinquenti…” (cioè solo quelli che, all’interno categoria generale degli amministratori, sono delinquenti), altro è dire “gli amministratori, che sono delinquenti…”. In questo secondo caso – quello del Codice – la virgola condanna tutta la categoria perché ci dice che essere delinquenti è una prerogativa generale degli amministratori. E tre anni di galera sono troppi, anche per una virgola accidentale.

Angelo De Marinis
ademarinis@tralerighe.biz

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