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Il grande eremo

 14.00

Poesie di Cristiana Vai
Illustrazioni di Alberto Casiraghy

Pagine (cartoncini sciolti con custodia): 36
Prima edizione: marzo 2021
ISBN:  978-88-99575-39-7

Tiratura limitata – Copie numerate

COD: 9788899575410-1 Categoria: Tag: ,

Descrizione

Perché

Ho cominciato a scrivere questo piccola raccolta di poesie, questo libro “aperto”, il primo giorno di primavera duemilaventi.

Già molto era accaduto in questi nuovi tempi di contagio, tuttavia non avevo avuto ispirazioni. Tutto era gelido, fuori e dentro. Qualcosa cambiò quando la mia mente andò a mio nonno Vittorio, classe 1889, che fece la prima guerra mondiale e non prese mai la tessera del partito fascista per un principio di libertà non negoziabile. Rividi lui che rinunciava così a lavorare e a essere parte del regime per oltre dieci anni della sua vita. Ebbi un senso di accensione rispetto al mio presente nel pensarlo. Sentii la sua “reclusione” volontaria e necessaria e il suo senso di incertezza come diversi, ma al contempo simili per certi aspetti al mio stato. Fu uno spunto forse dettato dal desiderio di non percepirsi soli nella battaglia, qualunque sia il nemico, non solo nello spazio ma anche nel tempo.

Era intanto passato un mese esatto dal mio ritorno dall’eremo di Camaldoli, il posto più straordinario che abbia mai conosciuto, e vivevo su una terra improvvisamente trasformata in un grande eremo.

Nacque così, dall’unione di ricordi apparentemente poco legati fra loro, il desiderio profondo di celebrare le vittime dell’eccidio al quale stavo assistendo. Uomini e donne lasciati andare senza sepoltura, l’atto per me più indispensabile nella vita di una persona. Uscivano dalla pietà collettiva ed entravano nelle statistiche: il numero di decessi giornalieri, alcune centinaia in più rispetto al giorno prima. Non era passato giorno da quando questa tragedia era cominciata senza che li pensassi. A loro e alle loro famiglie va questo librino scaturito come da una sorgente di vicinanza verso “amati sconosciuti”.

In tempi di virus, come in tempi di guerra.

Così, questa meditazione poetica si conclude il venticinque aprile, il giorno della liberazione, come simbolo di rinascita, lasciando alla storia tutte le altre considerazioni. Perché tutto questo possa contribuire a ricordarci che siamo Umanità e che il senso di fratellanza che, oggi come allora, sentiamo è il legame che soggiace alla nostra presenza sulla terra.

Dovremo ripensare il mondo e dovrà essere più giusto per onorare chi non ci sarà, chi sarà troppo debole per decidere e chi, ancora giovane per essere interpellato, dovrà affidarsi.

Cristiana Vai

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