Revenant, c’è un libro dietro il successo

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Si sa, la vendetta appassiona il pubblico. Ma questo, insieme all’indiscussa bravura di Alejandro Gonzalez Iñárritu e di Leonardo Di Caprio, non basta a giustificare il successo del film Revenant – Redivivo. C’è qualcos’altro. E come spesso accade, si tratta del libro da cui è nata l’idea. Precisamente di un romanzo del 2002 di Michael Punke. Così, per un amore nato in libreria, il regista messicano premio Oscar con Birdman (e in corsa anche quest’anno per il riconoscimento), dopo aver esordito con un ritratto agghiacciante quanto veritiero di “un certo Messico” in Amores perros e averci fatto riflettere sulla vita e sulla morte con 21 grammi e Biutiful, ha deciso di spingersi nel territorio della “resa dei conti”, una dimensione nuova che, per trama e violenza, ricorda più i fumettoni filosofici di Quentin Tarantino.

La storia vera di Hugh Glass e della sua vendetta

Trecento pagine, non di più. Da leggere in una volta sola, senza staccarsi, senza volersene andare. Per raccontare la storia vera di Hugh Glass, un esploratore e un cacciatore di pellicce che nel 1822 prese parte a una spedizione lungo il fiume Missouri quando quel territorio era ancora completamente inesplorato. È nel bel mezzo del nulla, a una settimana di cammino dall’ultimo avamposto americano, dove dettano legge gli ostili Sioux, che Hugh, dopo essere stato aggredito da un orso mentre cercava viveri per l’intera comitiva, viene abbandonato dai compagni di viaggio in fin di vita. Viene lasciato senza armi, senza coltello, solo tra i ghiacci. Ma, proprio come per la protagonista di Kill Bill, sepolta viva in una bara metri e metri sotto terra, il momento della morte per lui non è ancora arrivato. Anzi, l’esigenza di restituire l’ingiustizia subita trasforma l’eroe in super eroe e lo porta a vestire i panni di un Edmond Dantès dei tempi moderni. Ma la trama non è tutto. Nel romanzo portato da Einaudi nelle librerie italiane c’è anche della filosofia. È descritta la vendetta di cui parlava Nietzsche, quel sentimento che permette all’uomo “uno scatto verso la vita” che, sopito o meno, vive in ognuno di noi e nella storia: dalla vendetta spicciola dell’innamorato respinto a quella spaventosa del feroce dittatore, che si riversa su un intero popolo e via dicendo.

 

foto_2_revenantChi è Michael Punke?

Avvocato e scrittore classe 1964, oggi è il Vice Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti e ambasciatore presso la World Trade Organization a Ginevra. Tipo concreto e simpatico, grande comunicatore dal bell’aspetto, esperto conoscitore della storia degli USA e, tra le altre cose, vero goloso della torta di mirtilli tipica di quelle zone, l’autore di Revenant è cresciuto in Wyoming, tra foreste sconfinate e paesaggi incontaminati. Là, dove l’America è più America che mai, ha sviluppato due passioni apparentemente contrapposte ma entrambe protagoniste delle pagine che hanno fatto innamorare Iñárritu. Storia e politica da un lato, che lo hanno portato ad intraprendere la carriera diplomatica e a raccontare così bene il suo Paese; natura dall’altro, con le sue attività: pesca, caccia e trekking nei boschi ad alta quota secondo la sua visione simbiotica del rapporto tra uomo e ambiente. Mix perfetto, che oltre a renderlo un romanzo squisitamente contemporaneo, gli ha valso l’interesse del regista che più di tutti ama le sfumature e i particolari dell’esperienza umana. Che dire, a Los Angeles, in caso di back to back per Iñárritu, non dimentichiamo una fettina di Oscar per la sua scrittura lineare e giovane, scorrevole e senza manierismi che ricorda quella di J.R. Moehringer, autore della famosa biografia di Agassi, Open.

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