Descrizione
Dante indulgente con i lussuriosi, collocati alla periferia dell’abisso infernale, ed empatico verso gli amanti per antonomasia, Paolo e Francesca. Dante che non nasconde i suoi giovanili trascorsi sodomiti e addirittura fa outing. Dante che aderisce all’eresia catara, seppure declinata in modi diversi nel corso della sua vita. E soprattutto Dante come “doppio” di Ulisse, spinto sì a “seguir virtute e canoscenza” ma in virtù dell’umana “semenza”, il peccato nascosto, una hybris che tornerà alla fine del viaggio con intercessione di san Bernardo e qualche funambolismo teologico.
Basta questo per parlare di una “modernità” di Dante? Non esageriamo. Questo saggio non perde mai di vista il contesto storico e culturale e il “groviglio, tutto medievale, di dogmi ed eresie” in cui il Poeta si muove. Tuttavia ce ne dà un’immagine per molti versi eterodossa, partendo con rigore dai suoi stessi versi e percorrendo un itinerario che tocca molte delle grandi questioni che animeranno i secoli successivi, fino ai giorni nostri.
Questo libro è l’erede dichiarato del precedente saggio di Vezzoli, Dante, sesso ed eresie, in parte riproposto in queste pagine con revisioni e ampliamenti. Ma si arricchisce di una parte radicalmente innovativa, incentrata sulle figure della Commedia ‒ Francesca, Brunetto e Ulisse ‒ che più mettono in luce un pensiero (e un travaglio) di Dante nel quale si possono intravedere i primi segni dell’umanesimo prossimo venturo.
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